Storia della canapa: diecimila anni a fianco dell’Uomo

La canapa è una delle piante coltivate più antiche del mondo e le sue prime testimonianze nella storia umana partono addirittura dal Neolitico. Probabilmente originaria dell’Asia Centrale, sembra che la sua diffusione sia partita dall’Afghanistan attuale, dapprima verso l’Estremo oriente e la penisola indiana; antichi testi cinesi confermano il suo utilizzo nel Celeste Impero almeno 10.000 anni fa.

Ma, come i cinesi chiamavano la canapa, non solo forniva loro semi gustosi e nutrienti, ma anche i gambi, con le loro fibre quasi indistruttibili, furono apprezzati fin da subito, tant’è che veniva utilizzata dai contadini cinesi per pagare le tasse. Qui abbiamo le prime testimonianze dell’uso industriale della canapa, soprattutto nella produzione della carta e delle tipologie più varie di tessuti. E anche nella medicina.

La pianta versatile e a crescita rapida, con le sue caratteristiche foglie a forma di mano, non poteva che essere di origine divina. Non sorprende, quindi, che la canapa sia stata usata nelle cerimonie indù come protezione contro il male. Si diceva che Buddha vivesse solo di semi di canapa, lungo la Via dell’Illuminazione.

Le rotte commerciale verso l’Occidente e le numerose attività belliche tra le civiltà presenti nella zona dell’Asia Minore, permisero la diffusione della canapa anche nel bacino del Mediterraneo. Sono numerose le testimonianze dell’uso di questa pianta nella zona della civiltà Egizia e in Grecia, dove era piuttosto comune vestirsi di tessuti di canapa ed utilizzare la carta da essa derivata per diffondere il sapere. Lo studioso Erodoto narra dell’uso che ne veniva fatto della canapa dagli sciti nella zona del mar Nero durante le cerimonie funebri.

La sua diffusione continuò in tutto il Vecchio Continente, in Italia ma addirittura nella penisola Scandinava e in Finlandia. Dall’Egitto, inoltre, la canapa penetrò via via all’interno del continente africano, dove venne da subito utilizzata nella medicina tradizionale.

Nel corso dei secoli questa pianta versatile non è mai stata dimenticata. Nell’Impero Romano erano comuni le coltivazioni di questa pianta, considerata uno degli alimenti più nutrienti. Le invasioni barbariche del V secolo non arrecarono danno alla canapa che continuò ad essere usata assiduamente in tutto il continente. Così la regina merovingia Adelheid, che fu sepolta nel 565 d.C., fu trovata vestita con un abito di canapa che l’avrebbe accompagnata per l’eternità; dello stesso periodo è un ponte del sud della Francia, costruito interamente in calce e canapa. L’imperatore Carlo Magno emanò la prima legge scritta su carta di canapa intorno all’800 d.C., con la sua Capitulare de villis (decreto sulle ville); egli obbligò i suoi sudditi a coltivare questa fonte di materie prime, ritenuta importante, se non addirittura fondamentale, per i suoi piani di guerra.

Nell’XI secolo la Pianura Padana si impone in tutta Europa come zona di maggior produzione di canapa, le Repubbliche Marinare facevano di questa pianta la loro fortuna, utilizzandola per il materiale delle imbarcazioni e l’abbigliamento. Tale monopolio della canapa dell’Emilia Romagna durò fino alla Rivoluzione Industriale.

Nel XIII secolo un’altra applicazione della fibra di canapa ha trovato la sua strada verso l’Europa attraverso la Spagna: la produzione di carta. Così già nel 1290 a Norimberga fu costruita una prima cartiera su suolo tedesco. Gutenberg stampò 140 copie della sua famosa Bibbia su carta di canapa nel 1455 e oggi possiamo ammirare la versione originale della Dichiarazione d’Indipendenza Americana solo perché era scritta su carta di canapa quasi indistruttibile.

La canapa continuò a fare la fortuna dell’Italia unita fino ai primi anni ’50 e ad essere utilizzata in tutto il mondo Occidentale fino al secondo Dopoguerra, per poi finire nell’oblio sostituita dalle fibre sintetiche e dal cotone.

Nel Nuovo Millennio si assiste finalmente al ritorno in auge di questa pianta dai 50000 usi, che riuscirà a riprendere il suo posto in tutte le attività umane quotidiane, ed anche in altre inesistenti nei tempi passati. Oramai è solo questione di tempo e presto si potrà dire petroleum delendus est.