Bonificare con la canapa

Fitorisanamento tramite piante di canapa

Quante volte nei film di fantascienza si vedono pianeti brulli e desolati trasformati in luoghi ospitali e colonizzabili? Ovviamente la tecnologia odierna non rende possibile un processo così radicale e in così grande scala, ma c’è qualcosa che ci consente almeno di recuperare il terreno non più utilizzabile; si tratta del fitorisanamento tramite piante di canapa.

Che cos’è il fitorisanamento?

Il fitorisanamento è un processo che permette di bonificare dei terreni contaminati da agenti inquinanti, generalmente idrocarburi o metalli pesanti, tramite la piantumazione di specie vegetali che assorbano queste sostanze nocive e, tra queste specie vegetali, la canapa assurge al ruolo di protagonista.

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Canapa: il materiale da costruzione del futuro

Pannelli Isolanti in Fibra di Canapa

Edilizia responsabile e sostenibile di altissima qualità con la canapa

L’isolamento in canapa è la combinazione perfetta tra ecologia e high-tech, oltre ad essere anche un concetto di sostenibilità a 360 gradi che copre l’intero ciclo di vita del pannello isolante in questa fibra, dalla raccolta al riciclaggio delle materie prime.

– Efficace isolamento termico: riduce il consumo energetico fino al 30%.
– Ottima protezione del suono e del calore.

Già solo queste semplici caratteristiche la rendono conveniente.

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La canapa come miglior metodo antincendio

Canapa - Resistenza al fuoco

Perché non utilizzarla?

Molte tecniche e materiali di isolamento si sono susseguite nel corso del tempo ma solo degli ultimi decenni si è posta l’attenzione alla sicurezza riguardo gli incendi. Tra tutti questi materiali, il più efficiente in questo ambito è senza dubbio la canapa. Ma è anche il più bistrattato.

Ci sono ragioni economiche e politiche per cui la canapa non è oggi uno dei principali materiali isolanti termici utilizzati, nonostante l’isolamento fatto con queste fibre sia stato riscoperto a partire dagli anni ’90. Da allora, la domanda è cresciuta più velocemente della pianta, che può essere raccolta due volte all’anno.

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La canapa come rimedio al riscaldamento globale

La canapa e l'effetto serra

Che cos’è la CO2? La CO2, ossia l’anidride carbonica, è un gas presente naturalmente nell’atmosfera sin dall’inizio dei tempi. Essa è formata da un atomo di carbonio a cui sono legati 2 atomi di ossigeno ed è il nutrimento di tutte le specie vegetali. La sua esistenza nell’aria, insieme ad altri gas come il metano, determina il cosiddetto effetto serra; essi, in pratica, “imprigionano” parte della radiazione solare, impedendo eccessivi sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte e permettendo lo sviluppo della vita sul nostro pianeta in condizioni di generale stabilità climatica.

Ma c’è un problema: un suo eccessivo accumulo nell’atmosfera può contribuire ad acuire questo processo, portando ad un aumento anomalo delle temperature planetarie con conseguenze nefaste per il clima e per tutte le forme di vita sulla Terra. Questo sta purtroppo avvenendo negli ultimi decenni e la causa sono le attività umane: non solo con lo sviluppo dell’industria alimentata dapprima dal carbone e poi dal petrolio, ma anche, e soprattutto, con le deforestazioni selvagge. Senza piante ad assorbire l’anidride carbonica, questa tende, ovviamente, ad aumentare.

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Liscio come l’olio di canapa!

Olio di canapa

In Natura lo scarto di una specie è solitamente il nutrimento di un’altra, così come l’ossigeno, tossico per le piante, è essenziale per l’esistenza delle specie animali. Il rifiuto non esiste, tutto viene utilizzato e trasformato in qualcos’altro da qualcun’altro. Questo schema molto semplice può essere utilizzato nel caso della canapa e di come l’Uomo riesca ad avvalersi di ogni sua parte.

Di questa pianta si può utilizzare tutto, dal fusto, alle foglie, alle infiorescenze, ai semi, per le produzioni più disparate: dalla bioplastica, ai tessuti, alla carta, ai prodotti per l’edilizia e molto altro. E l’olio.

Ovviamente non si parla soltanto dell’olio come condimento alimentare, ma di un estratto di cui si possono fare gli usi più disparati. Esso può essere utilizzato nel campo della cosmesi come base per saponi e prodotti per il corpo, nell’alimentare, per usi medicali, nell’industriale con vernici, inchiostri, biocarburanti, eccetera.

Questo olio si può ottenere tramite la spremitura dei semi attraverso varie tecniche, dalla spremitura a freddo all’uso di solventi, e risulta avere una elevata duttilità.

Il suo utilizzo in sostituzione dell’olio di lino nella produzione di vernici era piuttosto comune in tutto il mondo fin quasi agli anni ’40 e rende queste ultime estremamente resistenti ad agenti corrosivi come la salsedine.

I biocarburanti a base di olio di canapa sono, altresì, una validissima alternativa ai derivati del petrolio e in particolare al gasolio. Tale utilizzo era già noto negli anni ’30, tanto che lo stesso Henry Ford aveva progettato e costruito una vettura fatta ed alimentata con la canapa che risultò essere più leggera, resistente e sicura di una vettura convenzionale.

Tra gli svariati utilizzi nell’industria chimica possiamo annoverare anche la produzione di inchiostro convenzionale e per stampanti 3D, l’uso come solvente e impregnante per il legno.

Ormai è più che acclarato che la canapa permetterà alla società umana di continuare nel suo sviluppo industriale senza distruggere ulteriormente l’ecosistema e che tale scelta aiuterà tutti noi ad entrare, finalmente, nel III Millennio, quello senza più petrolio e a favore del pianeta Terra.

[Foto: No real name given | Some rights reserved]

Carta di canapa, calamaio e penna!

La carta di canapa

Antonio Gramsci, Gioacchino Rossini e gli immaginari fratelli Caponi. Cosa hanno in comune questi personaggi all’apparenza così lontani tra loro? La carta. Senza la carta, infatti, nessuno di loro avrebbe potuto dare al mondo il suo contributo, sia esso una profonda analisi politica e sociale, una raffinata produzione musicale o una strampalata lettera cinematografica.

La produzione di documenti scritti delinea il confine tra preistoria e Storia, trasmette il sapere attraverso i secoli e stimola l’immaginazione del lettore.

Eppure la produzione della carta è uno dei processi industriali più impattanti e inquinanti, a partire dall’inquinamento idrico da mercurio delle cartiere sino alla deforestazione, con conseguente rischio idrogeologico, o allo sbiancamento della cellulosa.

Come in tanti altri ambiti, anche in questo caso la canapa ci mette lo zampino: esistono testimonianze storiche, dall’Estremo Oriente al Mondo Arabo sino all’Europa, di come la canapa venisse usata per produrre carta.

Dai tempi più antichi fino alla metà dell’Ottocento, la carta veniva prodotta a partire dagli stracci, che, per l’appunto, erano fatti perlopiù di canapa. Con la Rivoluzione Industriale, la quantità di stracci non riusciva a coprire la domanda di carta e si puntò, quindi, sulla cellulosa.

Con i nuovi mezzi di produzione, lavorazione e ottimizzazione, la produzione di carta 100% fatta di canapa è finalmente possibile e a costi più che concorrenziali: la facilità di crescita della pianta, l’assenza di uso di pesticidi e la sua elevatissima resa aiutano un processo industriale di questo tipo. Le fibre possono essere lavorate con un ridotto utilizzo della chimica e, quando questa viene utilizzata, è il caso dello sbiancamento, si può ricorrere a sostanze relativamente innocue e a bassissimo dosaggio, perché la fibra di canapa è già di colore bianco.

Cionnonostante solo una modestissima parte della carta mondiale viene prodotta con la canapa, soprattutto in Cina, a causa di regolamentazioni che ne proibiscono la produzione, causando uno scarso approvvigionamento di materia prima, con conseguente produzione a singhiozzo e a costi troppo elevati per i parametri di mercato.

A Fabriano, località celebre per le sue storiche e secolari cartiere, si sta ricominciando a pensare ad utilizzare la canapa per produrre carta; quel che manca è una vera filiera che vada dalla coltivazione della pianta, alla sua lavorazione per poi giungere ai suoi derivati. Il comune di Fabriano e il mastro cartaio Sandro Tiberi stanno lavorando al progetto e non è affatto detto che rimangano soli nel percorrere questa strada, che porta verso la sostenibilità, il lavoro e l’ambiente.

La canapa e la carta sembra proprio che continueranno a fare compagnia all’uomo per molti secoli ancora e tutti potranno lasciare ad essa ricordi e pensieri di una vita.

[Foto: icon0.com, Pexels]

La canapa tessile, un futuro antico

canapa settore tessile

La tessitura, un’attività umana la cui origine si perde nella notte dei tempi. Dapprima furono semplici pelli di animali, per poi passare via via alla lana, al cotone e alle fibre sintetiche dei giorni d’oggi. Oltre alla canapa.

Ebbene sì, questa pianta, tanto vituperata ai giorni nostri, è stata per secoli una delle fibre tessili più utilizzate nella tessitura: possedendo una fibra robustissima, forse la più resistente in natura, può essere impiegata nella fabbricazione di un’infinità di tessuti e stoffe, dai pannolini, ai jeans, alle magliette, alla biancheria.

La sua produzione risulta essere molto più economica ed ecosostenibile di quella del cotone, il quale richiede moltissima acqua e pesticidi, cresce più rapidamente di qualsiasi altra pianta e ha bassi costi di raccolta.

I tessuti da essa derivati aggiungono alla resistenza anche notevoli qualità di assorbimento dell’umidità corporea, non assorbono gli odori, proteggono dai raggi UV, hanno elevatissima traspirabilità e capacità di refrattarietà agli attacchi di acari, tarme, funghi e batteri, risultando prodotti praticamente anallergici. Si prevedono utilizzi di questa fibra nell’abbigliamento medico e, addirittura, in quello militare.

Ad Aquileia, importantissimo centro urbano dell’Impero Romano, sono stati scoperti i maceri in cui veniva posta la canapa prima della lavorazione e nelle Repubbliche Marinare era normalissimo utilizzare questa fibra per la realizzazione di vele, cordami e tendaggi. Se Cristoforo Colombo è arrivato nel Nuovo Mondo nel 1492 lo deve anche a questa pianta: leggenda popolare narra, infatti, che le cime delle 3 caravelle, la Nina, la Pinta e la Santa Maria, siano state fabbricate, in canapa, a Frattamaggiore, allora centro di canapifici tra i più importanti d’Italia.

Dopo decenni di proibizionismo a favore di cotone e derivati del petrolio, assistiamo ad una graduale ma inarrestabile riscoperta di questa pianta quasi miracolosa, sia negli Stati Uniti, con la creazione di numerosi marchi e piccole aziende dedicate alla canapa tessile, che nella Vecchia Europa, soprattutto in Italia che, ricordiamo, era la seconda produttrice di canapa al mondo.

Forse un personaggio immaginario come Penelope avrebbe avuto molti più problemi nel disfare nottetempo la sua tela se fosse stata tessuta con la canapa, ma tutti gli esseri umani, che invece sono reali, ne trarranno sicuramente beneficio.

[Foto: Fancycrave.com, Pexels]

Canapa e bioplastica, un connubio che fa rima con ambiente

Rifiuti di plastica

Plastica e rifiuti, un binomio che porta alla mente effetti nefasti sull’ambiente e la salute di tutti gli esseri viventi. Eppure tale concezione potrebbe radicalmente e rapidamente cambiare grazie alla canapa. Dagli scarti di questa pianta, infatti, è possibile creare bioplastiche dal tempo di biodegradabilità clamorosamente più rapido di quello delle plastiche convenzionali figlie del petrolio.

Questa idea era già balenata nella mente di Paul Benhaim (creatore della Hemp Plastic Company) all’inizio del nuovo Millennio, ma la legislazione degli USA sfavorevole alla canapa e i costi eccessivi avevano frenato il progetto. Con l’approvazione del Farm Bill il panorama è cambiato completamente e la possibilità di produrre materia prima su vasta scala renderà i costi decisamente più contenuti e il prodotto più appetibile per i clienti. Ma non è solo oltreoceano che si ragiona su questo argomento.

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