Tre millenni di canapa in Europa

raccolta di canapa

La canapa ha svolto un ruolo fondamentale nella storia delle popolazioni europee per circa 3.000 anni

Ad esempio, nell’anno 1455 Gutenberg stampò la sua famosa Bibbia su carta di canapa. Nel XVI secolo i marinai spagnoli portarono la canapa in America, dove giocò un ruolo importante per lungo tempo, tant’è che la sua coltivazione fu da subito disciplinata dalla legge e, in vari casi, resa obbligatoria. Inoltre, la canapa fu spesso utilizzata come metodo di pagamento alternativo al denaro.

Per secoli un mondo senza la canapa era inimmaginabile

Vele e corde di canapa permisero a Colombo di scoprire l’America, Levi Strauss produsse i primi jeans con robuste fibre di canapa, resistenti allo strappo. L’olio di canapa era comunemente usato come olio per lampade e come lubrificante. Allo stesso modo, molti artisti famosi dipinsero le loro opere sulla canapa, tra cui Leonardo da Vinci, Michelangelo, Vincent Van Gogh e Picasso. Nel 1787 la più antica costituzione scritta ancora valida, quella degli Stati Uniti d’America, fu scritta su carta di canapa.

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Canapa in Polonia

Come molti Paesi dell’Est europeo, anche la Polonia ha una certa tradizione nella coltivazione della canapa industriale; nonostante ciò, anch’essa ha dovuto cedere il passo, dagli anni ’70 in poi, alle fibre sintetiche e alla demonizzazione della pianta, fin quasi ad annientare tutto il comparto. Soltanto con il Nuovo Millennio si è assistito alla sua lenta rinascita.

Cospicui investimenti pubblici, infatti, stanno facendo riemergere tutta una filiera della canapa che si credeva scomparsa, puntando sui suoi innumerevoli utilizzi industriali: dalla biomassa (si vuole arrivare ad utilizzarla per poter soddisfare almeno il 30% del fabbisogno nazionale), all’alimentazione umana, ai mangimi animali, passando per la produzione di tessuti e varie società estere stanno investendo nel Paese. Il governo polacco conta di ampliare enormemente la superficie destinata alla coltivazione della canapa e alla costruzione di strutture per la sua lavorazione. Si sta anche lavorando ad un progetto per produrre carburanti a partire dalla canapa.

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Semi di canapa, la canapa come prodotto alimentare

semi di canapa

I semi di canapa sono tra gli alimenti più nutrienti che si conoscano. Ricchi di proteine di alta qualità e poveri di grassi saturi, contengono tutti gli 8 amminoacidi essenziali per l’uomo, ossia quelli che il corpo umano non sintetizza e che debbono essere necessariamente assunti con l’alimentazione.

I semi di canapa e i prodotti nutrizionali da essi ottenuti non contengono componenti psicotropi in quanto provenienti anch’essi dalla canapa industriale e possono quindi nutrirsene persone di tutte le età, con evidenti miglioramenti della salute. Sono molteplici, difatti, le qualità di questi semi, la cui assunzione aiuta a prevenire e combattere patologie cardiovascolari come l’arteriosclerosi, respiratorie come l’asma, la tracheite o la semplice sinusite o malattie della pelle come eczemi e acne. Fungono anche da potente antinfiammatorio e rafforzano il sistema nervoso.

Tali semi vengono utilizzati per ottenere l’olio di canapa, possono essere semplicemente consumati crudi o come ingrediente per insalate o macedonie di frutta e non si contano le ricette che li contemplano come ingrediente. Da essi si può persino ottenere una farina da utilizzare per fare il pane o altri prodotti da forno ma occorre ricordare che le proprietà nutrizionali vanno in gran parte perse con la cottura.

Il consumo dei semi di canapa è stato molto probabilmente il primo incontro dell’umanità con questa pianta, quando cacciatori e raccoglitori imitavano gli innumerevoli uccelli ed altri animali che a loro volta si cibavano di questi semi.

Un vecchio proverbio recita:”La Salute è il più prezioso di tutti i tesori; ed è il meno ben custodito“, ma i semi di canapa sono un alimento che avrà l’onore di contraddire la saggezza popolare.

[Foto: Mario Storch | Some rights reserved]

La canapa come rimedio al riscaldamento globale

La canapa e l'effetto serra

Che cos’è la CO2? La CO2, ossia l’anidride carbonica, è un gas presente naturalmente nell’atmosfera sin dall’inizio dei tempi. Essa è formata da un atomo di carbonio a cui sono legati 2 atomi di ossigeno ed è il nutrimento di tutte le specie vegetali. La sua esistenza nell’aria, insieme ad altri gas come il metano, determina il cosiddetto effetto serra; essi, in pratica, “imprigionano” parte della radiazione solare, impedendo eccessivi sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte e permettendo lo sviluppo della vita sul nostro pianeta in condizioni di generale stabilità climatica.

Ma c’è un problema: un suo eccessivo accumulo nell’atmosfera può contribuire ad acuire questo processo, portando ad un aumento anomalo delle temperature planetarie con conseguenze nefaste per il clima e per tutte le forme di vita sulla Terra. Questo sta purtroppo avvenendo negli ultimi decenni e la causa sono le attività umane: non solo con lo sviluppo dell’industria alimentata dapprima dal carbone e poi dal petrolio, ma anche, e soprattutto, con le deforestazioni selvagge. Senza piante ad assorbire l’anidride carbonica, questa tende, ovviamente, ad aumentare.

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Canapa, una fibra che affianca l’Umanità

Corda di canapa

I più antichi esempi di materiale tessile a noi noti sono fatti di canapa e, durante gli scavi archeologici in varie parti dell’Europa e dell’Asia Minore, sono stati trovati vari indumenti e tessuti, sandali e tappeti, di svariate fatture. La canapa ha avuto un ruolo molto importante nella Storia dell’umanità: grazie alla sua coltivazione, infatti, si è passati dall’abbigliamento in pelle di animali lavorate in modo rudimentale con abiti in tessuto dalla tessitura via via più complessa.

Le lunghe e robuste fibre vegetali venivano dapprima trasformate in fili per poi essere intrecciati creando così una corda dalla struttura molto resistente. Queste corde erano usate per lavorare a maglia le reti per la pesca e la caccia. L’ulteriore sviluppo delle tecniche di tessitura ha permesso di produrre maglie sempre più sottili fin quando la rete è diventata un pezzo di tessuto, da utilizzare nei modi più disparati.

Oltre ai tessuti, la canapa è stata usata diffusamente per l’industria navale. Può sembrare curioso ma, dopo il legno, era la canapa il materiale più utilizzato nella costruzione di barche e vascelli. Le fibre della pianta sono state utilizzate in molti modi diversi: per le vele, le corde, l’armamento e l’abbigliamento. Le fibre di canapa venivano  applicate con catrame tra le cuciture del pavimento delle navi per renderle impermeabili. Nessun’altra fibra naturale può resistere alle enormi forze del mare aperto e ai continui attacchi dell’acqua salata, qualità che risulta decisiva per una navigazione sicura. Persino  i testi biblici sono stati scritti su carta di canapa e si tratta di documenti che hanno migliaia di anni.

L’abbigliamento in canapa è molto resistente e dura più a lungo di quello prodotto in altri materiali. Esso risulta essere leggero e morbido come il cotone, tende a piegarsi meno del lino ed è molto assorbente. Le stesse proprietà che fanno della canapa l’unica fibra adatta ai viaggi in mare la rendono ideale anche per le calzature.

Dall’inizio del XX secolo, l’uso di nuovi tessuti sintetici è diventato sempre più popolare nell’industria dell’abbigliamento. Negli ultimi decenni, tuttavia, c’è stato un radicale cambiamento di mentalità. Le proprietà ecologiche e sostenibili della canapa sono state riscoperte. Ricordiamo inoltre che i tessuti di canapa non solo sono superiori ai tessuti di cotone in termini di qualità, ma la loro produzione è anche molto meno dannosa per l’ambiente.

Tutto ciò è partito da un anonimo uomo che, un giorno imprecisato, decise di utilizzare una fibra vegetale che gli sembrava particolarmente forte, per creare un oggetto per gli usi quotidiani o per coprirsi dal freddo. Non è più possibile scoprire chi fosse e ringraziarlo di persona; tuttavia si può mettere a frutto quella sua intuizione geniale per migliorare la nostra vita.

[Foto: CC0 1.0]

Liscio come l’olio di canapa!

Olio di canapa

In Natura lo scarto di una specie è solitamente il nutrimento di un’altra, così come l’ossigeno, tossico per le piante, è essenziale per l’esistenza delle specie animali. Il rifiuto non esiste, tutto viene utilizzato e trasformato in qualcos’altro da qualcun’altro. Questo schema molto semplice può essere utilizzato nel caso della canapa e di come l’Uomo riesca ad avvalersi di ogni sua parte.

Di questa pianta si può utilizzare tutto, dal fusto, alle foglie, alle infiorescenze, ai semi, per le produzioni più disparate: dalla bioplastica, ai tessuti, alla carta, ai prodotti per l’edilizia e molto altro. E l’olio.

Ovviamente non si parla soltanto dell’olio come condimento alimentare, ma di un estratto di cui si possono fare gli usi più disparati. Esso può essere utilizzato nel campo della cosmesi come base per saponi e prodotti per il corpo, nell’alimentare, per usi medicali, nell’industriale con vernici, inchiostri, biocarburanti, eccetera.

Questo olio si può ottenere tramite la spremitura dei semi attraverso varie tecniche, dalla spremitura a freddo all’uso di solventi, e risulta avere una elevata duttilità.

Il suo utilizzo in sostituzione dell’olio di lino nella produzione di vernici era piuttosto comune in tutto il mondo fin quasi agli anni ’40 e rende queste ultime estremamente resistenti ad agenti corrosivi come la salsedine.

I biocarburanti a base di olio di canapa sono, altresì, una validissima alternativa ai derivati del petrolio e in particolare al gasolio. Tale utilizzo era già noto negli anni ’30, tanto che lo stesso Henry Ford aveva progettato e costruito una vettura fatta ed alimentata con la canapa che risultò essere più leggera, resistente e sicura di una vettura convenzionale.

Tra gli svariati utilizzi nell’industria chimica possiamo annoverare anche la produzione di inchiostro convenzionale e per stampanti 3D, l’uso come solvente e impregnante per il legno.

Ormai è più che acclarato che la canapa permetterà alla società umana di continuare nel suo sviluppo industriale senza distruggere ulteriormente l’ecosistema e che tale scelta aiuterà tutti noi ad entrare, finalmente, nel III Millennio, quello senza più petrolio e a favore del pianeta Terra.

[Foto: No real name given | Some rights reserved]

Carta di canapa, calamaio e penna!

La carta di canapa

Antonio Gramsci, Gioacchino Rossini e gli immaginari fratelli Caponi. Cosa hanno in comune questi personaggi all’apparenza così lontani tra loro? La carta. Senza la carta, infatti, nessuno di loro avrebbe potuto dare al mondo il suo contributo, sia esso una profonda analisi politica e sociale, una raffinata produzione musicale o una strampalata lettera cinematografica.

La produzione di documenti scritti delinea il confine tra preistoria e Storia, trasmette il sapere attraverso i secoli e stimola l’immaginazione del lettore.

Eppure la produzione della carta è uno dei processi industriali più impattanti e inquinanti, a partire dall’inquinamento idrico da mercurio delle cartiere sino alla deforestazione, con conseguente rischio idrogeologico, o allo sbiancamento della cellulosa.

Come in tanti altri ambiti, anche in questo caso la canapa ci mette lo zampino: esistono testimonianze storiche, dall’Estremo Oriente al Mondo Arabo sino all’Europa, di come la canapa venisse usata per produrre carta.

Dai tempi più antichi fino alla metà dell’Ottocento, la carta veniva prodotta a partire dagli stracci, che, per l’appunto, erano fatti perlopiù di canapa. Con la Rivoluzione Industriale, la quantità di stracci non riusciva a coprire la domanda di carta e si puntò, quindi, sulla cellulosa.

Con i nuovi mezzi di produzione, lavorazione e ottimizzazione, la produzione di carta 100% fatta di canapa è finalmente possibile e a costi più che concorrenziali: la facilità di crescita della pianta, l’assenza di uso di pesticidi e la sua elevatissima resa aiutano un processo industriale di questo tipo. Le fibre possono essere lavorate con un ridotto utilizzo della chimica e, quando questa viene utilizzata, è il caso dello sbiancamento, si può ricorrere a sostanze relativamente innocue e a bassissimo dosaggio, perché la fibra di canapa è già di colore bianco.

Cionnonostante solo una modestissima parte della carta mondiale viene prodotta con la canapa, soprattutto in Cina, a causa di regolamentazioni che ne proibiscono la produzione, causando uno scarso approvvigionamento di materia prima, con conseguente produzione a singhiozzo e a costi troppo elevati per i parametri di mercato.

A Fabriano, località celebre per le sue storiche e secolari cartiere, si sta ricominciando a pensare ad utilizzare la canapa per produrre carta; quel che manca è una vera filiera che vada dalla coltivazione della pianta, alla sua lavorazione per poi giungere ai suoi derivati. Il comune di Fabriano e il mastro cartaio Sandro Tiberi stanno lavorando al progetto e non è affatto detto che rimangano soli nel percorrere questa strada, che porta verso la sostenibilità, il lavoro e l’ambiente.

La canapa e la carta sembra proprio che continueranno a fare compagnia all’uomo per molti secoli ancora e tutti potranno lasciare ad essa ricordi e pensieri di una vita.

[Foto: icon0.com, Pexels]

La canapa tessile, un futuro antico

canapa settore tessile

La tessitura, un’attività umana la cui origine si perde nella notte dei tempi. Dapprima furono semplici pelli di animali, per poi passare via via alla lana, al cotone e alle fibre sintetiche dei giorni d’oggi. Oltre alla canapa.

Ebbene sì, questa pianta, tanto vituperata ai giorni nostri, è stata per secoli una delle fibre tessili più utilizzate nella tessitura: possedendo una fibra robustissima, forse la più resistente in natura, può essere impiegata nella fabbricazione di un’infinità di tessuti e stoffe, dai pannolini, ai jeans, alle magliette, alla biancheria.

La sua produzione risulta essere molto più economica ed ecosostenibile di quella del cotone, il quale richiede moltissima acqua e pesticidi, cresce più rapidamente di qualsiasi altra pianta e ha bassi costi di raccolta.

I tessuti da essa derivati aggiungono alla resistenza anche notevoli qualità di assorbimento dell’umidità corporea, non assorbono gli odori, proteggono dai raggi UV, hanno elevatissima traspirabilità e capacità di refrattarietà agli attacchi di acari, tarme, funghi e batteri, risultando prodotti praticamente anallergici. Si prevedono utilizzi di questa fibra nell’abbigliamento medico e, addirittura, in quello militare.

Ad Aquileia, importantissimo centro urbano dell’Impero Romano, sono stati scoperti i maceri in cui veniva posta la canapa prima della lavorazione e nelle Repubbliche Marinare era normalissimo utilizzare questa fibra per la realizzazione di vele, cordami e tendaggi. Se Cristoforo Colombo è arrivato nel Nuovo Mondo nel 1492 lo deve anche a questa pianta: leggenda popolare narra, infatti, che le cime delle 3 caravelle, la Nina, la Pinta e la Santa Maria, siano state fabbricate, in canapa, a Frattamaggiore, allora centro di canapifici tra i più importanti d’Italia.

Dopo decenni di proibizionismo a favore di cotone e derivati del petrolio, assistiamo ad una graduale ma inarrestabile riscoperta di questa pianta quasi miracolosa, sia negli Stati Uniti, con la creazione di numerosi marchi e piccole aziende dedicate alla canapa tessile, che nella Vecchia Europa, soprattutto in Italia che, ricordiamo, era la seconda produttrice di canapa al mondo.

Forse un personaggio immaginario come Penelope avrebbe avuto molti più problemi nel disfare nottetempo la sua tela se fosse stata tessuta con la canapa, ma tutti gli esseri umani, che invece sono reali, ne trarranno sicuramente beneficio.

[Foto: Fancycrave.com, Pexels]

Canapa e bioedilizia: la sostenibilità che sostiene

Canapa e Edilizia

Nel corso dell’evoluzione le specie animali hanno sempre cercato un rifugio sicuro: sia esso un anfratto tra le rocce o un nido in un luogo inaccessibile ai predatori. L’Uomo non fa eccezione e nel corso dei millenni ha creato centinaia di edifici utilizzando i materiali più vari: all’inizio erano semplici rami, poi sostituiti da mattoni di fango o muri di solida pietra, fino a giungere a complesse strutture in acciaio. Tra tutti, però, spicca un protagonista dell’edilizia tanto efficiente quanto inaspettato: la canapa.

Recenti studi, infatti, hanno riportato in auge quanto già si sapeva secoli fa: la canapa era un ottimo componente per le costruzioni ed usarla nella malta ne migliorava la qualità. Nel Terzo Millennio, ovviamente, non ci si è fermati a questo, ma si è scoperto che con la canapa si possono creare mattoni leggeri ma resistentissimi (ottimi per costruire in zone ad alta sismicità), che permettono un eccellente isolamento termico ed acustico, non vengono attaccati da parassiti, proteggono dall’umidità e addirittura riducono le emissioni di anidride carbonica. E, dulcis in fundo, resistono agli incendi.

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Canapa e bioplastica, un connubio che fa rima con ambiente

Rifiuti di plastica

Plastica e rifiuti, un binomio che porta alla mente effetti nefasti sull’ambiente e la salute di tutti gli esseri viventi. Eppure tale concezione potrebbe radicalmente e rapidamente cambiare grazie alla canapa. Dagli scarti di questa pianta, infatti, è possibile creare bioplastiche dal tempo di biodegradabilità clamorosamente più rapido di quello delle plastiche convenzionali figlie del petrolio.

Questa idea era già balenata nella mente di Paul Benhaim (creatore della Hemp Plastic Company) all’inizio del nuovo Millennio, ma la legislazione degli USA sfavorevole alla canapa e i costi eccessivi avevano frenato il progetto. Con l’approvazione del Farm Bill il panorama è cambiato completamente e la possibilità di produrre materia prima su vasta scala renderà i costi decisamente più contenuti e il prodotto più appetibile per i clienti. Ma non è solo oltreoceano che si ragiona su questo argomento.

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