Sentenza cannabis light: ora cosa fare?

In cannabis signo vinces

In questo momento particolarmente difficile per il settore commerciale della cannabis light e più diffusamente per tutta la filiera della canapa industriale, è doveroso restare saldi e porre l’accento su alcuni punti nodali.

Prima di tutto specifichiamo che i sequestri e le chiusure di negozi di prodotti cannabis light sono, al momento, legittime: i derivati come le infiorescenze, i semi e le foglie non sono ammessi alla libera vendita in quanto rientrano nel TU degli stupefacenti, la legge 301 del 1990.

In queste ore sono scattati controlli da parte delle Forze dell’Ordine e chiusure in tutta la Penisola: Torino, Reggio nell’Emilia, Milano, Campobasso, Caserta, Napoli mentre in molte altre città i proprietari dei negozi hanno optato per una chiusura volontaria.

In attesa della pubblicazione delle motivazioni della sentenza, è più che mai opportuna un’enorme dose di prudenza da parte di tutti i proprietari di negozi di cannabis light e, in generale, di tutta la filiera della canapa industriale: uno scontro frontale con le Istituzioni non solo sarebbe inutile ma anche fallimentare.

Un ulteriore strumento di difesa è la diversificazione del prodotto: la nostra Associazione ha più numerose volte specificato che la pianta di canapa industriale ha migliaia di possibili utilizzi, in quasi ogni ramo della tecnologia ed è quindi opportuno cogliere questo aspetto.

Se i semi non possono essere venduti così come sono è importante ricordare il loro utilizzo come materia prima per farine o mangimi; l’olio da essi derivato è la base di prodotti industriali come le vernici, gli inchiostri, i colori e i solventi, mentre le foglie e la pianta intera vengono utilizzate largamente come base per il compost o la biomassa.

La filiera della canapa industriale è poco ramificata in Italia ma è resistentissima: migliaia di ettari vengono coltivati con questa pianta, moltissime aziende, anche e soprattutto PMI, la lavorano, la commerciano e ne trasformano ogni singola parte, facendole diventare bioplastiche, carta indistruttibile, elementi di edilizia sostenibile, tessuti anallergici, carburanti; molti ricercatori italiani studiano la possibilità di bonificare l’ambiente con la canapa industriale, di sostituire il petrolio con questo vegetale straordinario.

Una singola specie di pianta sarebbe perfettamente in grado di dare lavoro a tutti coloro che un futuro, ora, ancora non ce l’hanno, portando benefici all’economia dalla Vetta d’Italia a Lampedusa, arrecando grave danno ai traffici e alla ricerca di manodopera posti in essere dalla Criminalità Organizzata.

Lo Stato ha il dovere morale di porre in essere tutte le soluzioni affinché questa antichissima, e al tempo stesso futuristica, industria possa prosperare dando il suo apporto positivo al Paese.

L’intero arco costituzionale deve fare la sua parte, scevra da ogni pregiudizio ideologico: il Parlamento Italiano, il Governo Italiano, ogni singolo Ministro della Repubblica, trasformi questa sentenza nell’incipit di una legislazione chiara che tuteli la filiera della canapa industriale, ogni suo prodotto, tutti i territori e le realtà imprenditoriali che arricchirebbero (e arricchiscono) questo Paese, non soltanto dal punto di vista meramente erariale od economico, ma anche e soprattutto da quello della civiltà e dell’innovazione.

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