José Mujica e la legalizzazione della canapa in Uruguay

Era il “lontano” 2013 quando l’ormai ex presidente dell’Uruguay José Mujica ebbe l’idea di regolarizzare l’utilizzo della cannabis nel Paese sudamericano.

Classe 1935, José Alberto Mujica Cordano, detto Pepe, è certamente un personaggio lontano da molti stereotipi: da sempre attento alla qualità della vita dei suoi concittadini, durante la sua presidenza ha promosso e promulgato leggi a favore di molti diritti civili, aggiungendo a questi meriti anche quello di aver una visione della cannabis diversa da quella della semplice repressione del fenomeno.

L’idea di fondo era estremamente semplice: il mercato illegale della marijuana non solo assorbiva risorse economiche che venivano poi dirottate in altre attività illecite dalla malavita organizzata, ma ancor peggio, molti uruguagi, giovani e non, erano prigionieri di questo vortice dal quale uscire era molto difficile.

Cosa fare, allora? Come espressamente dichiarato da Mujica, era necessario “sperimentare un altro cammino“, che non fosse soltanto quello di “reprimere alla cieca” con risultati minimi rispetto allo sforzo profuso, e questo cammino doveva essere composto da una responsabilizzazione dei consumatori di marijuana, una ricerca continua sui molteplici usi, finanche medicali, della cannabis che doveva (e deve) essere vista come un valido aiuto anche per l’occupazione. Insomma, una riscoperta di questa pianta oramai relegata da decenni nel solo ambito dell’illegalità.

Com’ è andata? Dopo alcuni anni i risultati cominciano a dar ragione al vecchio Presidente: il narcotraffico legato alla marijuana è quasi scomparso (tenuto in piedi solo dai consumatori esteri, dato che in Uruguay è proibito venderla ai turisti), le farmacie vendono cannabis a basso tasso di THC in una filiera controllata e gli usi medici e veterinari sono in aumento grazie all’autoproduzione.

Tutto volge al bello, nonostante l’ostruzionismo delle banche: gli istituti di credito, spaventati delle regolamentazioni internazionali, rifiutano di lavorare con le aziende della cannabis, e questo pone un freno di non piccola entità allo sviluppo economico che la canapa offre. Anche se il nuovo presidente Vazquez preferisce glissare sull’argomento cannabis, la strada è ormai tracciata. Con buona pace dei manettari.

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