Controlli a tappeto all’VIII edizione di Canapa Mundi

Si è tenuta a Roma il 17/18/19 Febbraio l’VIII edizione di Canapa Mundi, e fin qui non ci sarebbe nulla di strano: essa è oramai un evento di punta nel mondo della canapa industriale con migliaia di visitatori ogni anno e centinaia di espositori italiani e stranieri. Il punto fondamentale è che quest’anno si è trasformata in una specie di Checkpoint Charlie, con controlli minuziosissimi di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza.

Nel corso della tre giorni romana, infatti, le FFOO hanno effettuato controlli a stand, visitatori e semplici curiosi, alla ricerca di chissà quali reati. Le irregolarità, infatti, sono state pochissime, la quasi totalità di carattere amministrativo, mentre la solerzia degli agenti è sembrata quella che normalmente si dedica agli eventi di criminalità organizzata, cosa assolutamente assente nella manifestazione.

Particolarmente esagerato è sembrata la presenza di cani antidroga all’esterno della fiera, come se gli animali venissero utilizzati come deterrente alla visita della fiera stessa.

Aziende presenti alla fiera sono state soggette a perquisizioni e controlli durante l’orario di apertura dell’evento, cosa non strana di per sé, ma clamorosamente esagerata per la portata degli stessi. La cosa curiosa è che l’attenzione sia stata rivolta alle aziende italiane mentre gli ospiti stranieri siano stati stranamente “dimenticati”.

Senz’altro questo non depone a favore dei livelli più alti della macchina amministrativa, dato che un tale dispiegamento di forze così organizzato non può che essere stato coordinato e deciso dall’alto. Rimane lo stupore per il trattamento subito da aziende perfettamente in regola con la legge, che producono fatturato, che impiegano lavoratori e che pagano le tasse, che operano in un mercato che invece andrebbe regolamentato come si deve, cosa che non sembra si voglia fare.

Chissà, forse qualcuno credeva che la fiera fosse una copertura per una riunione di capimafia o il realizzarsi di affari illeciti come nei polizieschi americani.
Francamente, noi preferiamo leggere Poirot.