Canapa: dopo la sentenza, le motivazioni.

Canapa Legislazione

Tutto molto complicato.

L’oramai arcinota sentenza del 30 maggio scorso ha scombussolato tutto l’ambiente della commercializzazione della cannabis light, creando un clima di incertezza totale, sommata a disagi creati, loro malgrado, dalle Forze dell’Ordine, costrette ad operare in condizioni di poca chiarezza.

Ebbene, le motivazioni di tale sentenza sono ancora più complesse della sentenza stessa e le conseguenze non tarderanno a palesarsi.

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Canapa: dopo la sentenza, i fatti

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In questi giorni una parte del settore della canapa industriale, in particolare quello legato ai derivati della pianta, è evidentemente sottoposto ad un attacco politico.

Nonostante la sentenza della Corte di Cassazione sulla cannabis light del 30 Maggio scorso non sia stata favorevole, esplicitando che non vi sono destinazioni d’uso conformi alla vendita di derivati e non chiarendo la soglia dell’efficacia drogante, quello che più sta minando la sopravvivenza di migliaia di negozi dedicati alle infiorescenze della canapa è soprattutto il clima politico persecutorio che agevola, in alcuni territori, sequestri illegittimi o eccessivamente pedanti.

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Canapa: e se la certificazione la desse lo Stato?

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Con la sentenza delle Cassazione Riunite del 30 Maggio scorso si è creato un clima di incertezza che, sommato alla disinformazione galoppante e all’assenza di conoscenze del grande pubblico, ha avuto come risultato quello di mettere in difficoltà un intero comparto industriale, più specificatamente la parte commerciale rappresentata dai rivenditori di prodotti di cannabis light, soggetti negli ultimi giorni a chiusure e controlli.

Appurato ormai il fatto che le infiorescenze, le foglie e i semi ricadono ancora sotto il TU degli stupefacenti (legge 301/90) e che il loro tasso di THC deve essere sotto lo 0,5% per non essere classificata come sostanza stupefacente, è opportuno attivare tutti gli strumenti necessari affinché questi prodotti possano essere controllati e certificati da organi competenti e poter finalmente tornare ad essere commercializzati in piena sicurezza.

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Sentenza cannabis light: ora cosa fare?

In cannabis signo vinces

In questo momento particolarmente difficile per il settore commerciale della cannabis light e più diffusamente per tutta la filiera della canapa industriale, è doveroso restare saldi e porre l’accento su alcuni punti nodali.

Prima di tutto specifichiamo che i sequestri e le chiusure di negozi di prodotti cannabis light sono, al momento, legittime: i derivati come le infiorescenze, i semi e le foglie non sono ammessi alla libera vendita in quanto rientrano nel TU degli stupefacenti, la legge 301 del 1990.

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La canapa italiana tra sentenze e realtà

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La sentenza della corte di cassazione del 30 Maggio ha fatto molto rumore, almeno nelle menti di coloro che considerano la canapa esclusivamente come un qualcosa di demoniaco, una sostanza stupefacente che tutto annienta, sulla falsariga delle telecamere che rubavano l’anima.

Nel mondo della canapa industriale, al contrario, si analizza questa sentenza, a tratti piuttosto generica, cercando di estrapolare una serie di interpretazioni che permettano alle numerose, e legali, realtà industriali di continuare ad esistere: Federcanapa, una delle associazioni di produttori e imprese del settore operanti sul territorio nazionale, ha fatto notare che la cessione, vendita e in genere la commercializzazione al pubblico di questi prodotti è reato “salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante”.

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Canapa: la sentenza della Corte Suprema di Cassazione del 30 maggio

La Corte Suprema di Cassazione riunitasi il 30 maggio 2019 nelle Sezioni Unite ha affrontato la liceità della commercializzazione dei derivati della canapa.

La sentenza stabilisce che non sono commercializzabili le foglie, le infiorescenze, l’olio e la resina della C. Sativa, salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante.

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Canapa in Romania

canapa in Romania

Dai tempi antichi ai giorni nostri

Le popolazioni delle zone della Dacia e della Scizia erano storicamente votate alla coltivazione e alla lavorazione della canapa sin dai tempi più antichi, tanto da essere annotate negli scritti dello storico greco Erodoto.

In età moderna, la Romania è sempre stata un importante produttore di canapa industriale in ambito continentale; in seguito alla caduta del regime di Ceaușescu si assistette ad una decisa privatizzazione dei terreni atti alla coltivazione della canapa, tanto da far diventare il Paese meta di delocalizzazioni di aziende del settore, soprattutto olandesi e nordamericane.

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La legislazione sulla canapa nell’Italia contemporanea

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A due anni dall’entrata in vigore della legge 242/16 per la promozione della filiera della canapa industriale il settore ha visto una grande crescita, data anche dal commercio delle infiorescenze femminili con basso tenore di THC e ricche di CBD.

Nel frattempo il dibattito pubblico e l’attenzione del mercato si è incentrata sulla vendita delle infiorescenze da fumo, la cannabis light ha preso piede ed è stato un vero peccato che l’Italia sia stata inondata di prodotto svizzero non conforme e non salubre, quando si sarebbero potute sviluppare varietà e infiorescenze legali in Italia con miglior qualità del prodotto.

L’incertezza normativa è data dalla mancanza di chiarezza sul riconoscimento delle infiorescenze come prodotto agroalimentare (ed eventualmente successivamente come miscela da fumo) e sulla possibilità di commercializzare i prodotti svizzeri, che hanno creato non poca concorrenza sleale ai produttori italiani.

E’ evidente che sia necessaria una maggiore tracciabilità per la filiera, in modo che vengano promosse le coltivazioni italiane, ma per fare ciò è necessaria maggior libertà per i coltivatori di scegliere le varietà e le genetiche più adatte, mentre ad oggi fra le varietà di canapa certificate Ue non vi sono varietà che possano rivaleggiare con le genetiche svizzere a basso contenuto di Thc.

Il percorso verso il riconoscimento della liceità delle infiorescenze passa certamente attraverso un percorso di innovazione culturale che superi la demonizzazione della Cannabis e i retaggi proibizionistici che ancora dominano larghi strati della società e della classe dirigente del paese, è una strada che abbiamo deciso di promuovere perchè è evidente come la riconversione ecologica della nostra società sia la grande sfida del nostro tempo e la canapa può certamente essere una valida alternativa alla deforestazione con la produzione di carta, come può essere utile nel campo dell’edilizia, della produzione di tessuti, di cibo, di biocombustiili, di biopolimeri per l’imballaggio.

La versatilità della canapa è una potenzialità da sfruttare e noi ci crediamo e chiediamo a te che stai leggendo di unirti a noi, se ritieni che un mondo migliore possa iniziare anche a partire da una visione come la nostra.

Canapa in Francia

Canapa in Francia

La canapa come risorsa mai dimenticata

Contrariamente a molti Paesi europei, in Francia la coltivazione della canapa non è stata economicamente distrutta dall’arrivo del cotone e dalle fibre sintetiche nel corso del Novecento, ma soltanto molto ridotta. Ne è la prova il fatto che il Paese transalpino è il primo produttore di canapa industriale d’Europa ed è quantitativamente secondo solo alla Cina.

Tale notevole produzione ha ovviamente un vasto bacino di sbocco: primo in Europa per la canapa e derivati per uso alimentare, grande produzione di bioplastiche per le automobili e con un mercato della bioedilizia di alto livello, sia qualitativo che quantitativo. Si pensi che solo la trasformazione della materia prima canapa ha un fatturato di oltre 40 milioni di Euro, ed è in forte ascesa.

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